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IL RISCHIO DI SCARICARE IL RISCHIO
di Angelo Baglioni 10.10.2008
La corsa dei governi europei a garantire i depositi della clientela presso le banche non sembra l'obiettivo giusto: la crisi ha sinora colpito il sistema interbancario. Vi è un problema di aspettative e le banche non si prestano più liquidità. Una situazione molto delicata che apre nuovi scenari. E che potrebbe richiedere anche soluzioni estreme, come l'estensione della garanzia statale ai depositi interbancari.
In questi giorni stiamo assistendo ad una corsa dei governi europei a garantire i depositi della clientela presso le banche. Ha aperto la strada l’Irlanda, seguita dalla Germania, dall’Inghilterra, dall’Italia, dalla Spagna e da altri ancora. Ma è veramente l’obiettivo giusto? Non sembra, per una ragione molto semplice. La crisi di fiducia che ha colpito il sistema bancario mondiale fin dall’agosto del 2007 non ha coinvolto – finora – la clientela. È stata una crisi tutta interna al sistema bancario e finanziario. Fin dal 9 agosto 2007, i tassi d’interesse sul mercato interbancario sono schizzati a livelli molto al di sopra di quelli desiderati dalle banche centrali (al di là delle scadenze brevissime). Cosa ancora più grave, gli scambi si sono rarefatti, rendendo difficile per una banca trovare prestiti da altre banche. In altre parole, sono le banche stesse a non fidarsi più delle altre banche. Il fenomeno è divenuto sempre più acuto, fino agli avvenimenti di questi ultimi giorni, in cui il sistema finanziario sembra bloccato.
I VANI TENTATIVI DELLE BANCHE CENTRALI
Le banche centrali hanno tentato di riattivare il circuito dei prestiti interbancari in vari modi: agendo sul livello dei tassi ufficiali, sulla quantità di prestiti forniti alle banche, sulle modalità tecniche di intervento sul mercato monetario. A distanza di più di un anno dallo scoppio della crisi, sembra che tutti questi tentativi abbiano avuto scarso successo. Perché? Il motivo è che la crisi di fiducia ha la sua radice in un problema di aspettative, che le banche centrali non sono riuscite a risolvere.
Come insegna la teoria economica (1), il mercato dei depositi bancari è soggetto a due equilibri: uno “buono” e uno “cattivo”. In quello buono, ciascun depositante si aspetta che tutti gli altri non ritirino i loro depositi, se non per le loro effettive necessità. In quello cattivo, ciascuno si aspetta che tutti gli altri ritirino i loro depositi, in preda ad una crisi di fiducia: in questo caso è razionale per ciascuno correre a ritirare i soldi dalla banca prima degli altri, e la crisi di fiducia diventa una profezia che si “auto-realizza”. Il mercato interbancario non sfugge a questa legge: se ogni banca si aspetta che le altre non siano disponibili a prestare soldi sul mercato interbancario, si tiene ben strette le sue riserve liquide e non le presta alle altre; così il mercato si blocca. Perché il mercato riprenda a funzionare bisogna che le aspettative si capovolgano, facendo prevalere l’equilibrio buono, quello in cui ogni banca è disposta a prestare denaro perché sa che, in caso di bisogno, non avrà problemi a prenderlo a sua volta a prestito sul mercato.
GARANZIE STATALI CONTRO LA CRISI DI LIQUIDITA’
Come capovolgere le aspettative? Posto che le banche centrali non sembrano in grado di farlo, non resta che tentare una soluzione estrema: dotare i depositi interbancari di una garanzia statale. Questa garanzia potrebbe ripristinare la fiducia delle banche nel mercato interbancario, consentendo a questo di rimettersi in moto (passando dall’equilibrio cattivo a quello buono). Si noti che, se la soluzione funzionasse perfettamente, la garanzia non costerebbe nulla: se grazie alla garanzia nessuna banca incorre in una crisi di liquidità, nessun intervento dell’assicurazione si rende necessario.
Naturalmente la realtà non funziona così bene: è possibile che qualche intervento si renda effettivamente necessario, generando elevati costi per lo Stato. Tuttavia, questa obiezione ha una contro-obiezione. Se non si dà alcuna garanzia ex ante, si aumenta il rischio che la crisi di liquidità si aggravi e porti all’insolvenza di alcune istituzioni, costringendo le autorità ad organizzare ex post un intervento di salvataggio, incorrendo così in costi comunque elevati – forse ancora maggiori (si vedano i numerosi interventi già effettuati sia negli USA sia in Europa).
UN RIMEDIO ESTREMO: ASSICURARE I DEPOSITI
I depositi interbancari sono normalmente esclusi dai sistemi di assicurazione, come previsto dalla Direttiva europea in materia (2), per due motivi. Primo, per un problema di credibilità: se si dovesse rendere necessario un intervento generalizzato dell’assicurazione, sarebbe sostenibile? Se la risposta a questa domanda è negativa, e probabilmente lo è, è chiaro che la garanzia è una promessa “vuota”, e perde in buona parte la sua funzione. Rimane solo la speranza che l’assicurazione sia sostenibile qualora debba intervenire in favore di singole istituzioni in difficoltà, per quanto di dimensioni rilevanti. Secondo, per un problema di moral hazard: facendo affidamento sull’assicurazione, ciascuna banca perde l’incentivo a controllare il rischio di controparte sul mercato interbancario; il mercato perderebbe così una sua importante funzione, quella di imporre una “disciplina” ai partecipanti.
Queste motivazioni sono sicuramente fondate e rendono opportuno, in tempi normali, escludere i depositi interbancari dai sistemi di assicurazione. Tuttavia, vale la pena di riflettere sulla opportunità di derogare a questa regola generale in circostanze eccezionali, come quelle che stiamo vivendo.
(1)Si veda: Diamond D. e Dybvig P. (1983): “Bank runs, deposit insurance, and liquidity”, Journal of Political Economy, vol 91, pp 401-419.
(2) Dir. 94/19/CE del 30 maggio 1994 (art. 2).
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